Attenzione

Le foto che accompagnano le ricette sono scattate da me e servono ad illustrare passaggi e risultato. Leggere le notizie riportate sul DISCLAIMER nel caso le voleste utilizzare. Grazie!

sabato 31 dicembre 2016

Cake pop




Il cake pop è un dolce realizzato utilizzando briciole di torte, mescolato con glasse o cioccolato fuso, formando piccole palline ed infilzandole in stecchi di bamboo come fossero dei lecca lecca. I cake pops sono un modo per riutilizzare avanzi di torta. Sono realizzati con gli ingredienti delle torte tradizionali, sbriciolate in piccoli pezzi, quindi cake pops e torte hanno le loro somiglianze. Le sfere di torta possono essere congelate per accelerare il processo di solidificazione. Forme semplici come le sfere possono essere modellate con le mani, ma forme più complesse richiedono l'utilizzo di stampi o altri strumenti usati comunemente in pasticceria. Oggi li preparo con avanzi della red velvet gluten free

Ingredienti:

resti di torte già farcite 
o
resti di torte da farcire 
crema o marmellata o cioccolato
Cioccolato da fondere
Codette colorate a piacere

Sbriciolare la torta avanzata già farcita. Se abbiamo basi non farcite, dopo averle sbriciolate unire crema o marmellata o Nutella o cioccolato fino a creare un composto compatto e ben amalgamato.
Prelevare un poco di composto e formare delle palline.


Inserire uno stecchino all'interno ed affogare il cake pop in cioccolato fuso.


Decorare a vostro gusto.


Potete servirli infilzati su di una base di polistirolo decorata (ricoperta da carta velina o da regalo, con fiocchi o nastri) o appoggiati in piccoli pirrottini.


Red velvet gluten free


Finalmente dopo svariati tentativi sono riuscita ad ottenere una red velvet senza glutine che non ha nulla da invidiare alla Red Velvet classica. Inoltre ho utilizzato ingredienti senza lattosio. La dose è per una teglia da 24 cm di diametro.

Ingredienti:
150 g di Mix Universale Schar
100 g di farina di riso
240 g di zucchero
2 uova grandi
110 g di burro (temperatura ambiente)
120 ml di latte
1 cucchiaino di cacao in polvere amaro garantito
125 ml di yogurt magro 
2 cucchiaini di aceto
un cucchiaino di succo di limone
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di bicarbonato
1 bustina di vanillina (garantita)
colorante di colore rosso (per me Lo Conte)


Per la farcia:
1 uovo pastorizzato
3 cucchiai di zucchero
500 gr di mascarpone
250 gr di panna zuccherata


Unire le farine, il cacao, la vanillina e il sale.


Miscelare insieme il latte, il limone, lo yogurt e il colorante rosso.


Ammorbidire il burro e renderlo spumoso insieme allo zucchero. Ho lasciato lavorare la planetaria per circa 10 minuti alla velocità 3 su 4 esistenti. Aggiungere le uova, uno alla volta. Mescolare bene prima di inserire il secondo. 
Versare la farina alternando per tre volte al composto liquido, facendo ben amalgamare ad ogni passaggio mantenendo sempre la stessa velocità.
Versare l'aceto nel bicarbonato e versare IMMEDIATAMENTE nel composto. Continuando a lavorare ancora per qualche minuto.


Versare nella teglia e infornare a 180° per 40'.


A cottura ultimata (fare la prova stecchino) spegnere il forno e lasciare riposare la torta per qualche minuto.
Sfornare e mettere a raffreddare su di una gratella.


Passiamo alla farcitura.
Lavorare l'uovo con lo zucchero e renderlo spumoso. Aggiungere il mascaspone e lavorare qualche minuto.


Aggiungere la panna precedentemente montata e leggermente zuccherata incorporandola, con l'aiuto di una frusta, con movimenti dal basso verso l'alto per evitare che smonti.


Tagliare la calotta alla Red Velvet per livellare la superficie e tenerla da parte.


Dividere la torta in due strati (io uso uno stampo da 24 cm ma se si usano stampi più piccoli si possono anche ricavare tre piani di torta). Farcire.


A questo punto "intonacare" completamente la torta.


Sbiciolare la calotta precedentemente messa da parte. 


Decorare a vostro piacimento. La vostra Red Velvet è pronta, mettere in frigorifero fino al momento di gustarla.


giovedì 29 dicembre 2016

Supplì al telefono


Tipici della cucina romana sono preparati con riso bollito condito con sugo di carne e poi lasciato raffreddare. Vengono preparati dandogli una forma cilindrica con, all'interno, della mozzarella. Vengono poi impanati e fritti. Si definiscono "al telefono" perché aprendoli ancora caldi, la mozzarella al loro interno si scioglie creando il tipico filo. Si differiscono dagli arancini siciliani perché preparati con sugo di ragù mentre questi ultimi hanno forme svariate e condimenti differenti. Sono un ottimo espediente per consumare del riso avanzato.
Io ho "riciclato" del risotto alla zucca dandogli la tipica forma del supplì.

Ingredienti:
del riso condito ben freddo
mozzarella tagliata a dadini
uovo
sale
pane grattugiato concesso
olio per friggere

Prelevare un poco di riso con le mani bagnate e dargli la tipica forma ovale. Con il dito creare una cavità e posizionare un pezzetto di mozzarella.


Richiudere la cavità accostando nuovamente i lati tra loro e compattare bene.


Sbattere un paio di uova salandole leggermente ed affogarci i supplì.


Passare poi nel pangrattato facendolo aderire bene.


Posizionarli su di un piatto


Far scaldare bene l'olio per fritti (180°) ed immergervi i supplì lasciandoli cuocere girandoli spesso.


Quando saranno bruniti toglierli dall'olio e fargli perdere l'unto in eccesso su di un foglio di carta assorbente.
Servire caldi

Riso patate e piselli


Le minestre sono molto gradite a casa nostra nel periodo invernale. Sono facili da preparare e sono gustose e sane. Per cene in compagnia o ovunque voi siate.

Ingredienti per 4 persone:

Soffritto
2 patate medie
una tazza di piselli (freschi o surgelati)
Una tazzina da caffè di riso per commensale
dado (facoltativo)
pomodoro o concentrato di pomodoro

Sciogliere due cubetti di soffritto in poco olio (altrimenti pulire e tagliare a dadini una piccola carota, una costa di sedano e mezza cipolla). Aggiungere del pomodoro o un cucchiaino di concentrato. Dopo qualche minuto anche le patate tagliuzzate e far cuocere a fiamma leggera. Aggiungere i piselli e un poco di acqua. Aggiustare di sale, pepe e aggiungere un pizzico di peperoncino. Far cuocere una ventina di minuti.


A questo punto riempire la pentola di acqua (circa 3 litri) e posizionare sul fornello a scaldare. Portare ad ebollizione e far sobbollire un'oretta. Nel caso la minestra si sia troppo asciugata aggiungere altra acqua e far bollire qualche altro minuto. Versare il riso e portarlo a completa cottura. Aggiustare di sale se necessario (aggiungere il dado al posto del sale se si gradisce).
Impiattare ed attendere qualche minuto prima di assaporare.

La parmigiana


E' un piatto a base di verdure, prima fritte e poi gratinate in forno, condite con un sughetto di pomodoro e con vari formaggi. Gli strati di verdure vengono alternati ai formaggi ed al sugo (melanzane, zucchine, coste di bietola, ecc) ma prenderemo in considerazione l'eccellenza: le melanzane, da qui il nome melanzane alla parmigiana o parmigiana di melanzane. Possono essere usati tutti i tipi di melanzana sia le violette sia le tonde.

Ingrediente per 4 persone:

4 melanzane belle grandi 
400 g di mozzarella
parmigiano grattugiato
sale
pepe
olio per friggere

Sbucciare e tagliare a fettine le melanzane. Metterle a scolare in uno scolapasta spolverandole di sale, per perdere l'amaro. Dopo una mezz'ora scolarle strizzandole un poco. Friggerle in olio bollente e metterle a perdere l'unto su della carta assorbente.


Mettere un paio di cucchiai di sugo sulla base della teglia precedentemente oliata. Posizionare le fettine di melanzane accostandole tra loro.


Ricoprire con il sugo, spolverare di parmigiano grattugiato e sistemare le fettine di mozzarella. Posizionare un nuovo strato di melanzane alternandolo ai condimenti fino ad esaurimento delle stesse. Terminare con il sugo, la mozzarella ed il parmigiano.


Infornare per una trentina di minuti ad una temperatura di 200° fino a quando le melanzane saranno ben gratinate.
Piatto da servire sia caldo che tiepido.

Struffoli


La mia amica Carolina, campana doc, mi ha gentilmente inviato la ricetta degli struffoli. Sono degli gnocchetti fritti in abbondante olio e poi passati nel miele. Verranno infine, decorati a vostro gusto.

Ingredienti:
1 kg di farina
3 uova
50 g di burro
100 g di zucchero
1 bicchierino di anice
1 pizzico di bicarbonato di sodio
buccia grattugiata di 1 limone
olio di semi per friggere
250 g di miele
codette per guarnire
frutta candita per guarnire

Versare sulla spianatoia la farina e formare una fontana. Inserire le uova ed il burro a pomata e lavorare con la forchetta. Unire lo zucchero, il bicchierino di anice, la buccia di limone grattugiata, il bicarbonato ed impastare. Quando si formerà un panetto ben amalgamato e tenderà a staccarsi dalle mani, prelevare dei pezzetti con i quali formare dei bastoncini. Tagliate dei piccoli pezzi.


Friggere gli struffoli in olio bollente per qualche minuto muovendoli spesso. Scolarli e posizionarli su carta assorbente per togliere l'unto


Mettere gli struffoli in un tegame capiente e versare il miele. Far cuocere per pochi minuti fino a che saranno ben amalgamati con il miele.


Sistemare nel piatto da portata, guarnendo con le codette e la frutta candita.

venerdì 9 dicembre 2016

Il vino


Troppo spesso quando si parla del "mangiarbene"ci si dimentica il bere, ed in particolare il vino, che della buona tavola è elemento essenziale, a meno di non essere astemi.
Bere bene non vuol dire, necessariamente, stappare bottigliE d'epoca o ricercare vini preziosi e rari, ma semplicemente bere nel modo giusto, con un giusto accoppiamento tra cibi e bevande e seguendo qualche piccola regola e qualche accortezza per non commettere quegli errori che, spesso, rovinano il piacere di un convivio.
Innanzitutto una premessa: dimenticate assolutamente, servendo il vino, l'uso di bicchieri colorati anche moderatamente.
Il vino deve essere servito in bicchieri assolutamente chiari e trasparenti perché anche il colore ha la sua importanza e la vista, prima ancor dell'odorato e del palato, deve poter apprezzare e giudicare un buon vino.
Ma quali vini scegliere? E' questa una domanda che tutte le padrone di casa si pongono con l'angoscia ed il timore di sbagliare.
La difficoltà di scelta a prima vista può sembrare maggiore perché siamo abituati ad usare un solo tipo di vino per pasto; ma in effetti questa è una regola che, anche se in genere vale solo per i pranzi familiari, può non rappresentare uno sbaglio se si ha l'accortezza di scegliere un vino che ben si adatta alla portata principale.
Nelle occasioni più importanti bisognerà però sempre presentare almeno due tipi di vino e nei pranzi di cerimonia i vini da servire dovranno essere almeno tre. In questi casi sarebbe assolutamente sbagliato non attenersi alla tradizione del buon gusto che ha stabilito da secoli regole ben precise per gli abbinamenti tra cibi e vini.
Distinguiamo, quindi, tanto per conoscere un po' meglio questa antica bevanda, le classi principali del vino, che si possono individuare in tre grandi gruppi:
Vini da pasto
Vini da dessert o conclusivi del fine tavola
Vini aromatizzati o liquorosi da fuori pasto

VINI DA PASTO
E' questa la classe più numerosa che comprende in una grande suddivisione i vini:
bianchi secchi o asciutti
rossi fini e superiori
rosati

Or bene, considerando le varie parti di cui normalmente si suddivide un pranzo, vediamo quali sono le scelte alle quali si deve attenere chi vuol essere ritenuto un "giusto bevitore".

Per gli antipasti si devono usare i vini bianchi asciutti, non troppo alcolici, con profumo sottile, da mescere a temperatura fra i 10/12 gradi.

Per le minestre bene si adattano i vini bianchi secchi, anche se generosi, e i rosati più leggeri.

Pastasciutte e risotti vogliono vini rossi leggeri o rosati freschi da mescere a non più di 15/16 gradi. Ma se ci sono salse di corpo sono accettabili vini più corposi mentre per condimenti "in bianco" ci vogliono vini altrettanto bianchi come per le minestre.

Per il pesce, invece, solo vino bianco buono e asciutto, di buon grado alcoolico, sapido e profumato, con un minimo di invecchiamento (2 o 3 anni) da mescere a non più di 7/8 gradi. Le zuppe di pesce ricche di sapore o i pesci conditi con forte intingolo esistono rosati di medio grado alcoolico.

Sono i piatti di mezzo che, di solito, creano i maggiori problemi nella scelta, poiché le fritture vogliono vini bianchi, mentre gli umidi esigono vini rossi di medio grado. Gli arrosti, invece, esigono rossi più invecchiati di un certo corpo, da mescere a 18/20 gradi.
Mentre, per concludere, cacciagione e selvaggina pretendono rossi di corpo, con buon invecchiamento, da mescersi intorno ai 18/20 gradi con molto amore e cura.

VINI DA DESSERT
Tra questi, primo tra i primi, il vin santo, che deve precedere, di solito, un buon caffè.
Facendo un passo indietro, però, ben ci stanno, a fianco di formaggi dolci o piccanti, vini da dessert rossi secchi.
La frutta, invece, ma l'abitudine del vino a questo punto si è già persa per molti, vuole spumanti dolci.
Mentre sul dolce si devono servire spumanti dolci, vini liquorosi, passiti e il sempre semprepresente vin santo.

VINI LIQUOROSI
Il bere, però, può offrire anche altre mille occasioni.
Per questo ci sono vini da fuori pasto, gli aromatizzati che brevemente ricorderemo in una sintetica divisione che comprende:
  • vini amabili o abboccati
  • vini liquorosi
  • vini spumanti o spumeggianti
  • vini aromatizzati (con chine, marsala, ecc.)
TEMPERATURA DI MESCITA
Particolare attenzione bisogna porre alla temperatura di mescita del vino ed è opportuno qui ricordare, a grandi linee, quali sono le temperature ideali per i vari tipi di vino.
I vini rossi giovani sono da servire attorno ai 16/18 gradi.
I rossi vecchi, invece, vogliono dai 18 ai 21 gradi.
I vini bianchi giovani vogliono dai 7 ai 12 gradi.
I bianchi con qualche anno pretendono una temperatura di mescita tra gli 11 e i 13 gradi.
Gli spumanti devono essere freddi, ma non gelati, quindi mai sotto i 4 gradi e non sopra i 7.
I vini liquorosi e da dessert devono essere serviti a temperatura tra i 16 ed i 21 gradi.
Vermouth ed aperitivi (non i cocktail che del bere rappresentano un'arte e un momento a parte ben preciso) hanno le stesse esigenze degli spumanti (4/7 gradi).
Altro sull'arte del bere, in una premessa così sintetica non si può dire per non uscire dal seminato e far discorsi troppo difficili o approfonditi.
Solo bisogna ricordare che il saper bere si condensa in poche precise regole!
SAPER SCEGLIERE, SAPER VEDERE, SAPER ODORARE, SAPER GUSTARE E ... SAPERSI CONTROLLARE


mercoledì 7 dicembre 2016

a tavola con ...stile

Immagine presa dal blog raccontidalpassato.wordpress.com


L'invito a colazione, a pranzo o a cena non rappresenta più come un tempo un impegno molto formale, ciò non toglie che, pur con una certa libertà, sia importante seguire alcune norme.
Ma se si ha l'avvertenza di organizzarsi in precedenza stabilendo una precisa linea di comportamento, allora tutto diventa più semplice e si risolve con una maggiore agilità. Eviteremo anche di doverci alzare continuamente da tavola, con enorme sollievo degli ospiti che sono sempre molto infastiditi dal continuo agitarsi della padrona di casa. Tutti si ricordano con piacere di un pranzo riposante e ben servito, mentre nessuno si diverte ad una riunione piena di pretese e male organizzata.

L'APERITIVO
L'offrire un aperitivo potrebbe sembrare la cosa più semplice del mondo, eppure quando gli ospiti sono arrivati, ci si accorge sempre di avere dimenticato qualcosa. Bisogna quindi preparare tutto con un po' di anticipo, non trascurando alcune avvertenze di base:

  • il portaghiaccio, con ghiaccio abbondante, deve essere sempre a portata di mano
  • non dimenticare gli analcolici per chi non sopporta l'alcool
  •  i salatini o le patatine o qualche stuzzichino sono indispensabili per rompere il digiuno ed evitare che l'alcool faccia effetto a stomaco vuoto
  • non dimenticare il limone o l'arancio ben lavati e con l'apposito coltellino, per chi non può fare a meno della scorzetta
  • se l'aperitivo prevede una mistura o cocktail non dimenticare lo shaker ed i bicchieri adatti
  • l'aperitivo desse essere sempre freschissimo ad esclusione del porto, dello sherry e del madera
  • il ghiaccio non è sempre gradito a tutti, informarsene prima di versare l'aperitivo
  • non dimenticare la bottiglietta di succo di pomodoro per gli amanti di questa bevanda e gli opportuni ingredienti per condirla: limone, woncester sauce, pepe e sale.
I POSTI
Ad ogni commensale dovrà essere lasciato il giusto spazio per muoversi, quindi dovranno essere sistemati non troppo vicini, né troppo lontani gli uni dagli altri.
Le regole fondamentali per la distribuzione dei posti non sono molte e si accentrano sul posto da destinarsi alla persona più autorevole, che deve essere quello sempre al centro del gruppo ed in migliore posizione. Le stesse regole valgono se gli ospiti sono anche parenti, cosa che purtroppo molto spesso viene dimenticata. Mai mettere moglie e marito vicino, cercare di non affiancare più di due signore e, comunque, se uomini e donne non sono in proporzione cercare di alternarli tra loro il meglio possibile.
Cercare di non mettere i bambini a tavola con i grandi. Preparare un tavolo dedicato e, se possibile, farli mangiare prima ed occuparli poi con la televisione o i giochi.
Ma alla base di tutto è sempre indispensabile l'accortezza di non invitare ospiti in numero tale da non potersi occupare di tutti con la dovuta attenzione.

LA TAVOLA
L'apparecchiatura della tavola deve essere fatta in modo ordinato, senza mai dimenticare le norme generali del buon gusto e di rispetto della buona ospitalità.

Immagine presa dal blog iltovaglioloasinistra.blogspot.com

tovaglia e tovaglioli
L'abitudine di stendere sotto alla tovaglia il classico mollettone è valida non solo per preservare il piano del tavolo dagli eventuali inconvenienti del calore o delle macchie, ma anche per conferire al tatto un gradevole e gradito senso di morbidezza.Superfluo dire che la scelta della tovaglia deve essere improntata, anche se oggi si usa molto "il colorato", alla maggiore sobrietà per non dare alla tavola un tono di chiassoso disordine.

I tovaglioli, di medie dimensioni, piegati in quattro, saranno posti alla sinistra del piatto o sul piatto stesso.

i piatti
Un solo piatto piano sarà apparecchiato inizialmente per ogni commensale, dove verrà consumato l'antipasto o il primo se si tratterà di una pastasciutta o risotto, oppure servirà di base per i piatti fondi che verranno distribuiti prima di servire una eventuale minestra in brodo.

Sulla sinistra sopra le posate sarà disposto il piattino per il burro, con il coltellino appoggiato sopra trasversalmente.

fonte Letizia Bortoluzzi - cena di Natale

le posate
E' inutile mettere sulla tavola tutte le posate che saranno necessarie, è anzi consigliabile metterne meno che più, benché non esista una regola fissa. Vi sono però dei servizi che costituiscono un vero e proprio elemento decorativo e perciò la scelta è lasciata al buon gusto della padrona di casa.
Comunque le posate devono essere sempre disposte in ordine d'uso:

sulla destra, incominciamo dall'esterno e andando verso l'interno, saranno disposti: il cucchiaio ed i coltelli, prima quello dell'antipasto o quello da pesce e poi quello della carne;

sulla sinistra, sempre partendo dall'esterno, saranno allineate le varie forchette in abbinamento con i coltelli.

Se nel pranzo sono previsti piatti particolari: ostriche, lumache, asparagi, sarà bene disporre delle apposite posate. Per i formaggi molli sarà sufficiente dare il solo coltellino.
Solo nei pranzi meno importanti si potranno disporre le posate da frutta sulla tavola, in questo caso la forchetta, con le punte rivolte verso l'alto ed il manico a sinistra, sarà posta sopra il coltellino con l'impugnatura verso destra ed il filo della lama verso il piatto.
Le posate da dessert verranno sempre presentate sul piattino da dessert.
Le posate saranno sostituite di volta in volta, contemporaneamente ai piatti.

i bicchieri
I bicchieri devono essere ordinati partendo dal centro: sopra il piatto sarà posto quello da acqua seguito, in linea diagonale verso la punta del coltello più interno, da quello del vino rosso e quello del vino bianco, mentre in linea con quello da acqua sarà predisposto sulla destra il bicchiere per lo spumante.


In un pranzo più intimo ci si potrà limitare a due soli bicchieri: quello per l'acqua e quello per il vino.

fonte Letizia Bortoluzzi

spargipepe e saliere con relative spatoline dovranno essere distribuiti in modo che ogni commensale possa servirsene con facilità.

il pane sarà posto a sinistra di ogni coperto: un panino o una fetta di pane casereccio, mentre quello di scorta sarà tenuto in un cestino a parte.

i posaceneri rappresentano un accorgimento di cui è bene non preoccuparsi, è anzi molto importante non incoraggiare la maleducazione di chi vuol fumare durante il pranzo.

IL SERVIZIO
In mancanza di personale di servizio, sarà opportuno che la padrona di casa disponga di un carrello accanto a sè. Sarà lei ad iniziare, senza alzarsi, il giro dei piatti invitando l'ospite più importante a servirsi e la successione continuerà con l'interessamento di ogni uomo verso la signora a lui vicino. Il vino è compito esclusivo del padrone di casa.

fonte Letizia Bortoluzzi
IL MENU' 
Quando si hanno ospiti a pranzo è giusto mostrare fantasia nella preparazione dei cibi, ma occorre farlo con molto giudizio poiché l'esotismo, il troppo elaborato, può anche essere poco gradito e quindi controproducente, a meno che non si avverta prima di quale particolare impronta avrà il pranzo.
Occorre non dimenticare che ci sono persone con gusti molto diversi tra loro e spesso incompatibili ed in genere è buona regola che un menù non sia mai pesante.
Importante infine, la scelta dei vini, ma ne parleremo in altro post.
A fine di un pranzo importante il caffè non verrà mai servito a tavola, ma in salotto unitamente ai liquori. Quando si ricevono familiari o amici intimi, potrà essere servito a tavola dopo che sarà stato tolto tutto il superfluo.

CONSIGLI PARTICOLARI
Il consommé deve essere servito nell'apposita tazza con due manici appoggiata nel suo piattino di servizio. Il cucchiaio sarà usato per assaggiare e mescolare il liquido, che sarà invece consumato direttamente dalla tazza. Al termine dell'uso il cucchiaio sarà appoggiato nel piattino sottostante.

L'uovo fritto sarà servito nel tegamino in cui è stato cotto. In qualsiasi modo è cotto l'uovo, sia sodo sia a frittata, non va mai tagliato con il coltello ma con la sola forchetta.

Per i frutti di mare l'unica posata ammessa è la forchetta delle ostriche, che serve per staccarli dalle valve. I frutti più piccoli potranno poi essere presi con le dita ad una estremità delle conchiglie e portati direttamente alla bocca.

Il pesce di media grandezza viene servito intero ad ogni commensale che dovrà consumarlo nel modo più corretto con le apposite posate. Si taglia la testa e la coda e la si appoggerà su un lato del piatto; si staccherà il primo filetto e lo si mangia, si solleva poi con la forchetta la lisca centrale e aiutandosi con il coltello si toglie e si appoggia sul lato del piatto assieme alla testa.

Il caviale si serve sempre con le fettine di pane arrostito a parte. Per consumarlo si spalma uno strato leggerissimo di burro prima del caviale. Le fettine si portano alla bocca con le mani.

I pompelmi vanno serviti tagliati a metà e con gli spicchi già staccati, posti in una coppa semisferica appoggiata sul piattino da frutta. Si porterà contemporaneamente la zuccheriera, ogni commensale inzucchererà il pompelmo a suo piacimento e lo consumerà portando gli spicchi alla bocca con il cucchiaino.



lunedì 5 dicembre 2016

I formaggi



Il formaggio è un prodotto ricavato dal latte sia intero che parzialmente o totalmente scremato. E' costituito essenzialmente da acqua, grassi, caseina, aminoacidi, nonché sali minerali, albumina e lattosio, vitamine, calcio e fosforo. Esso è un alimento di primissimo ordine, sano, economico, ricco di proteine che ne determina un alto valore nutritivo. Proprio in virtù di tale potere può inserirsi egregiamente nel menù giornaliero, talvolta in sostituzione alla carne.
In Italia i formaggi vengono preparati principalmente con latte di mucca, ma anche con latte di capra, di pecora, di bufala; in alcuni Paesi sono prodotti anche con il latte di altri animali (di cammella, di asina, di cavallo, di renna).
Facendo una classificazione i formaggi si possono distinguere in base al tipo di latte impiegato (vaccini, pecorini, bufalini); al contenuto di grassi (grassi, semi-grassi, magri); al modo di fabbricazione (a pasta molle e a pasta dura, crudi, semicotti e cotti, freschi e stagionati).
E' da sottolineare infine che il formaggio oltre ad essere consumato allo stato naturale è utile in cucina per arricchire le preparazioni e, usato come ingrediente base, può trasformare alcune comuni ricette in piatti gustosi e raffinati.
Ecco alcune caratteristiche relative ai formaggi italiani più comuni:

BEL PAESE
Formaggio dal gusto sapido, delicato, a pasta molle e salata, di forma tonda e leggermente schiacciata. Si serve come formaggio da tavola.

CACIOCAVALLO
Formaggio a pasta dura, prodotto con latte intero di mucca, leggermente piccante, dalla caratteristica forma a pera con una strozzatura ed una testina alla sommità (il nome è derivato dall'uso di far stagionare questo formaggio appeso a cavallo di una pertica). Serve sia come formaggio da tavola che da grattugiare.

CRESCENZA
Formaggio grasso a pasta molle cruda, preparato esclusivamente con latte intero di mucca, ha un sapore dolce, fresco e si scioglie in bocca.

FONTINA
Formaggio grasso a pasta piuttosto molle di sapore dolce, preparato con latte intero di mucca. Viene servito come formaggio da tavola.

GORGONZOLA
Formaggio grasso a pasta cruda ottenuto con latte intero di mucca. E' un formaggio da tavola dal sapore piccante e dall'odore intenso; è caratteristico per la sua "erborinatura" cioè per le venature interne verdognole causate da un particolare fungo. Viene prodotto prevalentemente in lombardia:

GRANA
Formaggio semi-grasso a pasta dura e compatta di colore giallo chiaro, dal tipico aspetto granuloso (da cui il nome) e di sapore e odore caratteristici, prodotto essenzialmente in Emilia e Lombardia. Formaggio da tavola e da grattugiare.

MASCARPONE
Rinomato formaggio lombardo prodotto con pasta fresca di latte di mucca; simile ad una crema è di colore bianco, di gusto delicato e caratteristico. Serve da base per dolci e creme.

MOZZARELLA
Formaggio a pasta molle a base di latte intero di bufala dal sapore dolce, leggermente acidulato; usato come formaggio da tavola. Vengono preparate mozzarelle anche a base di latte di mucca dal gusto, però, meno saporito.

PARMIGIANO REGGIANO
Formaggio grana di grande pregio prodotto esclusivamente in Emilia. Di pasta granulosa particolarmente fine con occhiature di colore giallo chiaro, dal gusto sapido, più tendente al piccante nei formaggi stagionati. Migliora con l'invecchiamento ed è formaggio eccellente da tavola e da condimento.

PECORINO
Formaggio a pasta dura, cotta, di sapore piccante, prodotto con latte di pecora. Viene usato sia come formaggio da tavola che come formaggio da grattugiare.

PROVOLONE
Formaggio a pasta filata, ottenuto dal latte di mucca confezionato in tipiche forme ovoidali. Dopo la stagionatura media si presenta come provolone dolce, a pasta piuttosto grassa, di sapore dolce piccante; con lunga stagionatura e opportuni accorgimenti si ottiene il provolone piccante. Viene servito come formaggio da tavola.

QUARTIROLO
Formaggio a pasta molle, preparato esclusivamente con latte di mucca, ha un sapore leggermente aromatico; tipico della Bassa Milanese, tanto che è noto anche col nome di "Stracchino di Milano". Viene servito come formaggio da tavola.

Una regola della buona etichetta impone di prendere il formaggio col coltello, tagliandone un pezzetto per volta e portandolo alla bocca sopra un pezzetto di pane.
Va inoltre ricordato che i formaggi devono essere accompagnati prevalentemente con vini rosati, tranne le "paste molli" per le quali sono richiesti vini rossi, robusti e corposi.
Fonte rivista di cucina